L’attività riabilitativa per i Disturbi della comunicazione
IL RITARDO DEL LINGUAGGIO
Cos’è il ritardo di linguaggio?
Il Ritardo di linguaggio è un rallentamento dello sviluppo del linguaggio, in assenza di altri disturbi (neurologici, cognitivi e sensoriali), che si identifica fra i 24 mesi e 3 anni di età.
Quali elementi caratterizzano il disturbo?
Gli elementi che permettono di identificare un ritardo di linguaggio sono:
– vocabolario espressivo limitato dai 24 mesi
– assenza di combinazione a partire dai 30 mesi
Come si svolge il trattamento?
È un intervento di tipo precoce che ha l’obiettivo di prevenire e promuovere lo sviluppo del linguaggio seguendo le tappe tipiche. I principali programmi di intervento consistono in una presa in carico del bambino, attraverso un intervento diretto, e della coppia genitore-bambino, attraverso un intervento indiretto. Obiettivo del logopedista è favorire lo sviluppo della comunicazione verbale e non, attraverso la stimolazione dei prerequisiti necessari per lo sviluppo tipico del linguaggio. Tale stimolazione avviene soprattutto attraverso la mediazione che il logopedista attua sul genitore nei confronti del bambino, ovvero attraverso la messa in atto di consigli e indicazioni che il logopedista seleziona sulla base del profilo comunicativo-linguistico di partenza del bambino.
IL DISTURBO DI LINGUAGGIO
Cos’è il disturbo di linguaggio?
È una condizione di difficoltà che si verifica nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio dovuta ad un deficit nella comprensione o nella produzione lessicale (parole), sintattica (frasi) o discorsiva, in assenza di disturbi associati (neurologici, cognitivi e sensoriali).
Quali elementi caratterizzano il disturbo?
Gli elementi che permettono di identificare un Disturbo di linguaggio sono:
– lessico espressivo e/o ridotto
– compromissione della comprensione morfo-sintattica
– limitata strutturazione delle frasi
– compromissione delle capacità discorsive
Come si svolge il trattamento?
La manifestazione del disturbo del linguaggio può avvenire in maniera differente in relazione alla modalità d’uso, comprensione e/o produzione, o ai diversi livelli linguistici interessati (lessico, morfologia, semantica, sintassi o discorso). Pertanto, a livello clinico è fondamentale effettuare una valutazione logopedica, che permetta di delineare il profilo linguistico del bambino descrivendone i livelli, compromessi e adeguati, in base all’età cronologica. Sulla base del profilo linguistico delineato, si programma l’intervento logopedico, che perseguirà il raggiungimento di obiettivi immediati e a lungo termine, in condivisione con la famiglia. Il compito del clinico è individuare gli obiettivi prioritari, creando una gerarchia d’intervento.
IL DISTURBO FONETICO-FONOLOGICO
Cos’è il disturbo fonetico-fonologico?
Riguarda la corretta acquisizione dei suoni della lingua.
Quali elementi caratterizzano il disturbo?
È caratterizzato da difficoltà persistenti nella produzione dei suoni, tali da interferire con l’intellegibilità dell’eloquio. Per questo motivo limita le abilità comunicative e può inficiare con la partecipazione sociale e il rendimento scolastico.
I bambini con disturbo fonetico-fonologico possono avere difficoltà riguardanti la conoscenza e l’uso dei suoni della lingua, quindi gli aspetti prettamente fonologici, o la capacità di coordinare i movimenti necessari per l’articolazione verbale (i movimenti del distretto linguo-bucco-facciale, la respirazione e la vocalizzazione). Il risultato è un linguaggio caratterizzato da processi di semplificazione, che possono riguardare il sistema dei suoni o la struttura della parola.
Ha un esordio precoce e viene diagnosticato quando la produzione dei suoni non è adeguata rispetto all’età ed alla fase di sviluppo del bambino, in assenza di deficit fisici, neurologici, uditivi o strutturali.
Come si svolge il trattamento?
La terapia del disturbo fonetico-fonologico prevede tre fasi:
– training percettivo-motorio;
– training cognitivo-linguistico;
– produzione di parole in contesto morfosintattico.
Nel training percettivo-motorio si lavora sulla discriminazione e produzione dei fonemi bersaglio, sia isolati che nella struttura sillabica, e incrementa il repertorio di gesti articolatori (se incompleto).
Successivamente si effettua un training cognitivo-linguistico che allena la discriminazione tra parole in coppia minima (ovvero parole che si differenziano solo per il suono target), parole prodotte in modo corretto e scorretto e la produzione del bersaglio in parole sempre più complesse.
Infine, si stimola la produzione di parole in contesto morfosintattico, ovvero si lavora sulla capacità di utilizzare i suoni e le parole acquisite nella produzione di frasi e brevi racconti, per favorirne la generalizzazione.
IL DISTURBO DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE
Cos’è il disturbo della comunicazione sociale?
Riguarda l’uso sociale del linguaggio e della comunicazione.
Quali elementi caratterizzano il disturbo?
Difficoltà persistenti nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale, quali:
– deficit nell’uso della comunicazione con scopi sociali (ad esempio salutarsi e scambiarsi informazioni);
– difficoltà ad adattare la comunicazione al contesto;
– difficoltà nel seguire le regole di una conversazione (come rispettare i turni conversazionali);
– difficoltà nel comprendere inferenze e/o i significati non letterali o ambigui.
Tale disturbo compromette l’efficacia comunicativa inficiando le abilità sociali, il rendimento scolastico e/o lavorativo.
Il disturbo ha un esordio precoce, ma i sintomi possono essere evidenziati maggiormente nel momento in cui le esigenze comunicative a scopo sociale eccedono le limitate capacità pragmatiche.
Generalmente nel disturbo della comunicazione sociale si evidenzia una storia di ritardi nel raggiungimento delle varie tappe di sviluppo linguistico.
Come si svolge il trattamento?
È un intervento specifico strutturato sulle esigenze individuali, con obiettivi mirati a favorire l’adattamento alle richieste che il contesto di vita impone alla persona.
Il trattamento mira generalmente al potenziamento della comprensione linguistica, in diversi contesti e situazioni, training per favorire la comprensione di messaggi impliciti di una conversazione e la capacità di discriminare messaggi letterali e figurati (ad esempio la capacità di comprendere le metafore ed i modi di dire), allenamento delle capacità di riflessione per adattare il linguaggio al contesto.
Può essere individuale, ma risulta molto utile anche il lavoro in gruppo al fine di lavorare sugli aspetti socio-comunicativi e relazioni, quali l’alternanza dei turni conversazionali e le capacità di attribuire ruoli o stati emotivi ad altri interlocutori.
IL DISTURBO DELLA FLUENZA O BALBUZIE
Che cos’è il disturbo della fluenza o balbuzie?
La balbuzie è un disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia.
Quali elementi caratterizzano il disturbo?
Si caratterizza per alterazioni della normale fluenza e cadenza dell’eloquio, inappropriate all’età dell’individuo e alle sue abilità linguistiche, che persistono nel tempo e sono caratterizzate dal frequente verificarsi di uno o più dei seguenti elementi:
– ripetizioni di suoni e sillabe;
– prolungamenti dei suoni (consonantici o vocalici);
– interruzioni di parole;
– blocchi udibili o silenti;
– circonlocuzioni (sostituzioni di parole per evitare parole problematiche);
– parole pronunciate con eccessiva tensione fisica;
– ripetizione di intere parole monosillabiche.
L’alterazione causa ansia nel parlare o limitazioni dell’efficacia della comunicazione. L’esordio avviene in età precoce ed il disturbo non è attribuibile a deficit motorio, sensoriale o neurologico, o ad altra condizione patologica.
Come si svolge il trattamento?
Prevede diverse fasi. Inizialmente si lavora sull’identificazione del disturbo, individuando i comportamenti principali e secondari, gli atteggiamenti e i sentimenti che caratterizzano il proprio disturbo. Successivamente si attua una fase di desensibilizzazione, nella quale si lavora con l’individuo disfluente sui sintomi tipici della balbuzie, attraverso tecniche di respirazione e di controllo fonatorio, e di modificazione, nella quale si insegnano strategie di compenso per ovviare ai blocchi e alle ripetizioni. Infine, si punta alla stabilizzazione di quanto appreso in tutti i contesti di vita.